Vaccino vs Harvard :uno studio dimostra che e' piu' pericoloso del covjd-stesso - Speranza Trema

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La narrativa del vaccino crolla mentre uno studio di Harvard mostra che Jab è più pericoloso del COVID , e Speranza e' sempre piu' coinvolto Leggiamo da : La narrativa del vaccino crolla mentre lo studio di Harvard mostra Jab più pericoloso del COVID (theflstandard.com)   come confermato da tutte le fonti citate al suo interno Poiché i booster che non sono stati testati sugli esseri umani vengono lanciati in tutto il paese, un nuovo studio indica che il jab è molto più pericoloso dello stesso COVID-19. E il CDC ha fornito false informazioni riguardo al tracciamento degli eventi avversi legati ai vaccini. Poiché i funzionari del governo e i media mainstream esortano i vaccinati a iniettare un secondo cosiddetto booster "bivalente" che si dice stia prendendo di mira la variante Omicron, si scopre che questa sostanza non è stata testata sull'uomo.  E l'unico studio sugli animali che è stato eseguito includeva otto topi . “Non è stato dimostrato in una sperimenta

Boom di ictus tra i giovani: colpa di fumo, alcol e droghe

Boom di ictus tra i giovani: colpa di fumo, alcol e droghe
Roberta Camisasca - sanihelp.it - mercoledì 4 ottobre 2017

Sanihelp.it - L'ictus cerebrale è una patologia in cui sia l'incidenza sia la prevalenza aumentano con l'avanzare dell'età.
 Tuttavia, è tutt'altro che rara anche nei giovani sotto i 45 anni: i dati disponibili danno un tasso atteso di incidenza annua pari a 14,4 per 100mila soggetti. 
Dobbiamo quindi aspettarci 4.600 nuovi ictus l'anno.
Nei soggetti fino a 54 anni, pari a 41 milioni di italiani circa, l'incidenza attesa è del 23,7 per 100.000 quindi il numero aumenta a poco meno di 10.000.

Questo sensibile aumento di casi nelle fasce più giovani d'età è da attribuire in gran parte alla maggior diffusione dell'abuso di alcol e droghe. 

Risultati immagini per ictus ischemicoL'insorgenza di ictus nei giovani-adulti si associa, inoltre, a una tasso maggiore di mortalità rispetto ai coetanei e, soprattutto, a un aumento di disabilità permanente.

L'abuso etilico aumenta di 3-4 volte la probabilità di incorrere in un episodio di patologia cerebrovascolare e determina l'insorgenza dell'evento acuto, in occasione di una forte bevuta (binge drinking).
 Il rischio aumenta proporzionalmente alla quantità di alcol assunta.

Il fumo agisce come fattore favorente l'insorgenza di aterosclerosi precoce, sia cerebrale, sia cardiaca, sia renale, sia agli arti inferiori, negli uomini come nelle donne. 
Aumentando il rischio di cardiopatia ischemica, fattore predisponente per fibrillazione atriale, è anche un fattore di rischio per ictus ischemico cardioembolico.

È sicura la relazione tra fumo ed emorragia sub-aracnoidea, in particolare nelle donne.
 Il rischio di ictus è correlato linearmente con il numero di sigarette fumate al giorno. 
L'aumento di rischio è maggiore nei giovani, essendo di circa 3 volte nei soggetti di età inferiore a 55 anni, mentre di solo circa 1,5 volte nei soggetti più anziani.

Molti lavori scientifici comprovano, poi, la relazione tra ictus ischemico e l'uso di cannabis. 
Sono segnalati numerosi casi di ictus ischemico, con una stretta relazione temporale tra esposizione alla cannabis e insorgenza dell'ictus; in alcuni casi sono segnalate recidive di ictus, dopo un primo episodio legato alla cannabis, in occasione di una nuova esposizione alla sostanza.

L'uso di cocaina nelle ore precedenti l'insorgenza di un ictus nei giovani aumenta di 6,4 volte il rischio della malattia: tale aumento di rischio è maggiore (7,9) per il fumo della sostanza (crack) rispetto all'inalazione (3,5).
Sono poi descritti molti casi di emorragia cerebrale conseguenti all'uso di metanfetamina o prodotti simili (ecstasy, anfetamina), legati al potente effetto vasopressorio di queste sostanze. 
Sono segnalati numerosi casi di ictus, sia ischemico che emorragico, associati all'uso di oppiacei (eroina, in particolare).

Oltre agli effetti deleteri di queste sostanze sull'insorgenza di ictus, ci sono le alterazioni cerebrali generali legate al loro cronico abuso.
 È stato calcolato che oltre il 25 %  dei giovani siano forti bevitori e in questi sono scientificamente dimostrate alterazioni importanti delle funzioni cognitive, con ridotta performance ai test di attenzione, memoria, memoria di lavoro, memoria spaziale, funzioni esecutive, oltre a un rendimento scolastico nettamente inferiore rispetto ai non bevitori. 
Analoghi dati sono largamente disponibili sui soggetti utilizzatori cronici di cannabis.

Ben noti da molti decenni i deleteri effetti psico-cognitivi dell'uso cronico di oppiacei, con alta frequenza di overdose, con possibili effetti letali e gravi problemi d'astinenza, dovuti alla forte dipendenza, alla base di comportamenti criminali, marcato aumento di patologie psichiatriche di tipo psicotico e, infine, problemi psico-sociali per disturbi di apprendimento, attenzione, memoria, tono dell'umore, astenia, abulia, apatia, demenza.

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