Il punto d’unione
Secondo una visione di derivazione sciamanica che trova corrispondenze nel Buddhismo, siamo attraversati da innumerevoli filamenti energetici.
Alcuni di questi sono captati da una sorta di piccola sfera, situata all’altezza delle scapole e chiamata da Castaneda punto d’unione.
Questa sfera, attraversata dai filamenti, emana impulsi che vengono interpretati dal cervello.
Avendo dimensioni limitate, può essere attraversata da pochi filamenti energetici, ma un essere spiritualmente avanzato sarebbe in grado di modificarne la posizione a piacimento. Spostare il punto d’unione permetterebbe di ‘filtrare energie differenti’ che normalmente
non permeano l’ordinaria consapevolezza umana, cambiando totalmente la nostra percezione del mondo.
Un piccolo movimento produrrebbe cambiamenti minori, un grosso spostamento alterazioni di vasta portata.
Don Juan spiegò all’ex antropologo che le nostre emanazioni hanno grande forza e che il punto d’unione seleziona alcune di queste per allinearle, dandoci modo di percepirle.
Alcune sostanze come droghe, psicofarmaci e alcool, altererebbero la nostra consapevolezza spostando lievemente il punto d’unione (che, successivamente, tornerebbe al suo posto). Anche le pratiche sono in grado di generare spostamenti simili.
Individui che la nostra società giudica ‘anormali’, differirebbero da altri solo per via della posizione di questa piccola sfera e sarebbero in grado di percepire altre realtà.
In passato, si dice che l’uomo fosse in grado di spostare la propria consapevolezza a piacimento, ma qualcosa o qualcuno intervenne, togliendoci questa facoltà e depotenziandoci.
Come accennato, la posizione della sfera può essere alterata con le pratiche e per brevi intervalli di tempo.
Gli spostamenti produrrebbero delle oscillazioni che, pur avendo interessantissimi risvolti esoterici, consumerebbero notevoli quantità di energie.
Un notevole rituale minore volto a incrementare l’oscillazione è celato nella tecnica esoterica, insegnata anche da Gurdjieff e Ouspensky, del Ricordare sé stessi (…) Al discepolo viene insegnato che, per vincere gli inconvenienti portati dall’identificazione (ovvero il problema che nel linguaggio corrente viene definito perdersi nella cosa che si sta facendo), in qualunque attività egli sia impegnato nel corso della sua giornata deve mantenere una parte della sua attenzione concentrata sul pensiero : Io sono. (…) si pongono in questo modo le basi per la costituzione del famoso centro di gravità permanente di cui cantava Battiato, destinato successivamente ad evolversi nell’Io reale.
Ora, quello che accade – soprattutto nei primi tempi del Ricordare sé stessi – è che, quando siamo impegnati in attività che ci coinvolgono parecchio, la nostra attenzione non riesce a restare concentrata su di esse e su -Io sono- contemporaneamente.
Quello che invece si sperimenta è un costante spostamento della consapevolezza tra Io sono (soggettività) e quanto io sto facendo (oggettività) : certe volte rapidissima, altre volte più ampiamente ritmata.
Per questo dicevo che, in pratica, il principale risultato che si ottiene mediante questa tecnica è di incrementare l’oscillazione (…) sarebbe un primo passo verso la riscoperta della possibilità di spostare consapevolmente il punto d’unione.
Daniele Mansuino – tratto da: “Signori di volontà e potere“
Per quale motivo il punto d’unione tornerebbe dov’era in origine?
Sembra sia la coscienza ordinaria del genere umano a impedirci di mantenere una determinata visione in modo arbitrario e, lentamente, a fare in modo che la sfera si riallinei alla posizione standard.
Anche questa tesi confermerebbe il genere umano come insieme, confermando che siamo tutti collegati.
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