L'inquinamento attacca il cuore, non soltanto il polmoneLe ricerche dei cardiologi italiani
Allarme smog: la concentrazione di polveri sottili fa aumentare la malattia coronarica, le fibrillazioni atriali e le aritmie ventricolari. La buona notizia: le statine giovano ai pensionati
Le polveri sottili inalate danneggiano il cuore e non solo i polmoni
Roma, 13 novembre 2013 - Lo smog attacca il cuore, non solo i polmoni. Se prima potevamo solo sospettarlo, ora ci sono le prove. I cardiologi hanno documentato un nesso di causalità tra inquinamento ambientale e problemi cardiaci al termine di tre anni di indagini. Sono le polveri sottili ad aggravare le cardiopatie. Lo studio, presentato al congresso della Società Italiana di Cardiologia (SIC) di Roma, ha individuato una associazione tra i livelli di Pm10 e i ricoveri per malattia coronarica, insufficienza cardiaca, fibrillazione atriale parossistica e aritmie ventricolari. «Abbiamo trovato una corrispondenza lineare - spiega Savina Nodari, professore associato che ha guidato un team di ricercatori all'Università di Brescia - all'incremento di 10 microgrammi di polveri sottili Pm10 nella concentrazione dell'aria atmosferica si è determinato un parallelo aumento del 3% dei ricoveri per malattie di cuore».
Altra ricerca dal congresso Sic riguarda l'impiego delle statine, e la polemica innescata dalla pubblicazione delle nuove linee guida dell'American Heart Association e dell' American College of Cardiology del quale si è occupato persino il New York Times. I nuovi criteri di rischio cardiovascolare basati sui livelli di colesterolo, secondo alcune autorevoli voci, rischierebbe di raccomandare la somministrazione di statine anche a persone prive di reali fattori di rischio.
A queste riflessioni risponde Prof. Pasquale Perrone Filardi, dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli: «Le nuove linee guida puntano molto sulla prevenzione primaria. Il momento cruciale, e di forte dibattito, di queste linee guida è di avere allargato l'impiego delle statine anche in soggetti in prevenzione primaria con un rischio che fino ad oggi noi consideravamo relativamente basso, con il possibile rischio di un eccesso di prescrizione di farmaco». A tal proposito, Perrone Filardi ha illustrato i risultati del suo ultimo studio sugli effetti benefici delle statine per il trattamento del colesterolo cattivo (LDL) negli anziani.
Lo studio ha dimostrato, per la prima volta in modo inequivocabile, che ridurre il colesterolo cattivo con le statine, nei pazienti con più di 65 anni, che non hanno mai avuto una malattia cardiovascolare in precedenza, ma che, insieme all'età, sono portatori di almeno un altro fattore di rischio, come ipertensione, ipercolesterolemia, diabete, fumo, comporta una riduzione del 39% degli infarti cardiaci e del 24% circa dell'ictus cerebrale.
Alla presentazione delle relazioni congressuali sono intervenuti il Presidente della Società Italiana di Cardiologia, Matteo Di Biase, assieme a un prestigioso panel di professori: Cesare Fiorentini, Salvatore Novo, Giuseppe Mercuro e il Presidente della Fondazione Italiana Cuore e Circolazione, Francesco Fedele.