Vaccino vs Harvard :uno studio dimostra che e' piu' pericoloso del covjd-stesso - Speranza Trema

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La narrativa del vaccino crolla mentre uno studio di Harvard mostra che Jab è più pericoloso del COVID , e Speranza e' sempre piu' coinvolto Leggiamo da : La narrativa del vaccino crolla mentre lo studio di Harvard mostra Jab più pericoloso del COVID (theflstandard.com)   come confermato da tutte le fonti citate al suo interno Poiché i booster che non sono stati testati sugli esseri umani vengono lanciati in tutto il paese, un nuovo studio indica che il jab è molto più pericoloso dello stesso COVID-19. E il CDC ha fornito false informazioni riguardo al tracciamento degli eventi avversi legati ai vaccini. Poiché i funzionari del governo e i media mainstream esortano i vaccinati a iniettare un secondo cosiddetto booster "bivalente" che si dice stia prendendo di mira la variante Omicron, si scopre che questa sostanza non è stata testata sull'uomo.  E l'unico studio sugli animali che è stato eseguito includeva otto topi . “Non è stato dimostrato in una sperimenta

Dal nostro intestino una possibile cura per l'Alzheimer

Dal nostro intestino una possibile cura per l'Alzheimer
Dal nostro intestino una possibile cura per l'Alzheimer
Una tossina prodotta dall'Escherichia coli, comune batterio presente nell'uomo, riesce a produrre nei topi usati per la ricerca una regressione dei sintomi neutroinfiammatori: lo dimostra il lavoro condotto da ricercatori Iss e Università di Bologna. La conferma definitiva arriverà solo dalla sperimentazione umana
Una singola dose di una tossina prodotta da un comune batterio (l'Escherichia coli) presente nell'intestino umano riesce a far regredire i sintomi neuroinfiammatori dell'Alzheimer. E' quanto dimostra uno studio tutto italiano - nato dalla collaborazione fra ricercatori del Dipartimento del farmaco dell'Iss e studiosi di Farmacia, Biotecnologie e Scienze mediche dell'Università di Bologna - in topi usati come modello di studio per questa malattia neurodegenerativa. 

Ricerche svolte presso l’Istituto Superiore di Sanità avevano già evidenziato come la tossina, il CNF1, possa stimolare la plasticità cerebrale e le capacità cognitive in topi sani. Ma il nuovo studio fa un passo avanti e apre nuovi possibili scenari nella lotta all’Alzheimer. "Nel corso delle nostre ricerche – spiega Carla Fiorentini, coordinatrice del gruppo dell’Iss che si occupa della tossina in questione – avevamo già evidenziato come il CNF1 possa stimolare la plasticità cerebrale e combattere i deficit cognitivi e di coordinazione in un modello murino per la Sindrome di Rett, malattia rara del neurosviluppo".

"Oggi dimostriamo di poter contrastare, grazie al CNF1 - spiegano Gabriele Campana e Roberto Rimondini-Giorgini, 
coordinatori del gruppo dell’Università di Bologna - importanti sintomi neuroinfiammatori, comuni a diverse malattie neurodegenerative, inclusa l’Alzheimer, per le quali non esiste una cura".

Da questo studio pre-clinico è nato un brevetto internazionale. La tappa successiva è la sperimentazione sull'uomo: gli studiosi si augurano che possa avvenire in breve tempo. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Plos one.

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