Vaccino vs Harvard :uno studio dimostra che e' piu' pericoloso del covjd-stesso - Speranza Trema

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La narrativa del vaccino crolla mentre uno studio di Harvard mostra che Jab è più pericoloso del COVID , e Speranza e' sempre piu' coinvolto Leggiamo da : La narrativa del vaccino crolla mentre lo studio di Harvard mostra Jab più pericoloso del COVID (theflstandard.com)   come confermato da tutte le fonti citate al suo interno Poiché i booster che non sono stati testati sugli esseri umani vengono lanciati in tutto il paese, un nuovo studio indica che il jab è molto più pericoloso dello stesso COVID-19. E il CDC ha fornito false informazioni riguardo al tracciamento degli eventi avversi legati ai vaccini. Poiché i funzionari del governo e i media mainstream esortano i vaccinati a iniettare un secondo cosiddetto booster "bivalente" che si dice stia prendendo di mira la variante Omicron, si scopre che questa sostanza non è stata testata sull'uomo.  E l'unico studio sugli animali che è stato eseguito includeva otto topi . “Non è stato dimostrato in una sperimenta

Il consumo di pesce può costituire un rischio per la salute?Parte Prima

Il consumo di pesce può costituire un rischio per la salute?Parte Prima

Il consumo di pesce può costituire un rischio per la salute? Ho rivolto questa domanda, assieme ad altre, direttamente al Professor Corrado Piccinetti, Direttore Generale del Laboratorio di Biologia Marina e di Pesca dell’Università di Bologna in Fano (già Docente di lunghissimo corso di Ecologia presso l’Università di Scienze Unibo), che ho avuto il piacere di raggiungere nel suo laboratorio in provincia di Pesaro ed Urbino, nelle Marche.
Ho rivolto questa domanda, assieme ad altre, direttamente al Professor Corrado Piccinetti, Direttore Generale del Laboratorio di Biologia Marina e di Pesca dell’Università di Bologna in Fano (già Docente di lunghissimo corso di Ecologia presso l’Università di Scienze Unibo), che ho avuto il piacere di raggiungere nel suo laboratorio in provincia di Pesaro ed Urbino, nelle Marche.
Trattandosi di una intervista abbastanza lunga, abbiamo, in accordo con la Redazione, deciso di suddividerla in due sezioni. La prima sezione è visionabile direttamente nelle righe seguenti; la seconda parte sarà presto pubblicata. 
Buona lettura.
Prima sezione
D: Professore, quando è stato fondato il Laboratorio di Biologia Marina?

R: “E’ stato fondato in epoca fascista, precisamente nel lontano 1939. Da allora non ha mai smesso di collaborare con la Direzione Generale della pesca Marittima, un tempo di competenza della Marina Mercantile, oggi del Ministero delle politiche Agricole e Forestali”.

D: Quali sono le operazioni che in esso svolgete?

R: “La nostra opera si fonda sulla Ricerca. Inoltre, all’interno di questo mondo, ci occupiamo di quelle che possono essere le tecniche di pesca, gli effetti sull’ambiente che esse determinano, la quantità di pesce esistente nelle nostre acque, la varietà, il consumo, l’allevamento…”

D: Ha appena accennato al consumo. Potrebbe offrirci dei numeri concreti?

R: “In Italia, è plausibile stimare un consumo alimentare di pesce annuo sul milione e centomila tonnellate”.

D: Di questo pesce, quanto viene direttamente pescato nelle nostre acque e quanto, invece, proviene da altri mari?

R: “Partendo dal presupposto che ogni anno possono attestarsi delle variazioni, possiamo rimanere in una media accettabile calcolando all’incirca 220/230 mila tonnellate di pesce inteso come tale provengano dai nostri mari. Ma non dobbiamo dimenticare che anche cozze e vongole rivestono un’importanza non secondaria sia in termini di produzione e consumo che d’impiego. Pertanto dovremmo includere anche tutto l’indotto proveniente dall’acquacoltura, ovvero, 250 mila tonnellate di cui 100 mila tonnellate di cozze, circa 40 mila tonnellate di vongole veraci filippine ed altrettante 40 mila tonnellate di trote, 10/12 mila tonnellate tra spigole ed orate e poi anguille ed altri prodotti da tavola. In conclusione, di tutto il consumo annuo di pesce in Italia, solamente un 40/45% proviene dai nostri mari, il resto proviene dall’estero”.

D: Le vongole veraci filippine sono una qualità? Oppure rappresentano proprio una specie proveniente dal Pacifico?

R: “Rappresentano proprio una specie proveniente dall’Oceano Pacifico. Sono state lentamente introdotte, dapprima in Nord Europa, durante la seconda metà del Novecento. In Italia hanno attecchito con successo a partire dall’inizio degli anni Ottanta. L’acquacoltura, in buona sostanza, è quasi totalmente interessata da questa specie qui”.

D: Cozze e vongole possono essere pericolose se allevate vicino a foci di fiumi o scarichi fognari?

R: “Sicuramente sì. Ci sono protocolli molto severi da rispettare. Facciamo un esempio: lungo la Costa Adriatica, dal Friuli alla Puglia, sono presenti molti luoghi in cui si pratica l’acquacoltura in acqua salmastra (allevamento di cozze e vongole). Tuttavia, nell’area circostante Porto Marghera (VE) – notoriamente inquinata – è vietata la pesca. Ciò non toglie che, come sappiamo, i controlli, per quanto ferrei, non possono coprire l’intero arco delle 24 ore e può capitare che – soprattutto da Chioggia – pescatori scorretti e privi di permessi, vi si rechino nottetempo per accumulare quintali di vongole e cozze che poi rivendono al nero ai ristoratori più scorretti al costo di 2 ai 4 euro al chilo”.

D: E’ comunemente accettata l’idea che cozze e vongole inglobino sporcizia chimica nel loro apparato digerente. È vero o è una leggenda metropolitana?

La risposta a quest’ultima domanda potrete leggerla nella seconda sezione, assieme alle altre domande sulla tossicità da mercurio e metalli pesanti presente nei pesci pelagici.

Andrea Signini

http://www.signoraggio.it/il-consumo-pesce-puo-costituire-un-rischio-salute-parte-prima/

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